SOCIAL PORTRAIT
(2012-2013)
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Oltre la somma Le fotografie di Simone Mengani descrivono la componente umana di alcune realtà lavorative presenti sul territorio della Svizzera italiana. I ritratti dei lavoratori appartenenti alla stessa famiglia professionale sono sovrapposti usando gli occhi come punto di contatto. Ciò permette una rappresentazione simultanea del gruppo e dei singoli che lo compongono. Il risultato é una faccia unica, un individuo-gruppo dai tratti molteplici man mano che lo sguardo si allontana dal centro dell’immagine. Azzardando un parallelismo tra la fotografia e la sociologia, entrambe discipline dedite alla rappresentazione e alla semplificazione della realtà, l’operazione di sovrapposizione eseguita da Mengani ricorda un enunciato di Emile Durkheim. Secondo il sociologo francese il gruppo, e la società più in generale, sono più della semplice somma delle sue parti, e cioè degli individui. Con questa massima Durkheim parla delle interazioni umane all’interno di un gruppo, elementi centrali nello studio di ogni fenomeno sociale, come quello del lavoro. Allo stesso modo le fotografie di Mengani rappresentano – indirettamente – le interazioni sociali che avvengono quotidianamente tra i lavoratori. La tensione tra il gruppo e l’individuo che scaturisce dai ritratti li trasforma in opere dinamiche, all’interno delle quali i colleghi interagiscono virtualmente. Le informazioni sul mestiere svolto, fornite dalla divisa e dal titolo, rendono inoltre possibile immaginare i personaggi all’opera nell’ambiente lavorativo e con i loro strumenti. L’operazione di sovrapposizione suggerisce quindi un immaginario che va ben oltre la semplice descrizione dei tratti singoli. È interessante notare come in ogni immagine sia stato necessario rendere ogni soggetto trasparente affinché l’insieme del gruppo possa essere visibile. Questo riflette per certi versi l’effetto del lavoro salariato sull’individuo. Il gruppo di lavoro tende a uniformizzare l’individuo imponendogli delle regole e smussandone le specificità. L’individuo è assorbito e i suoi lineamenti, così come le sue capacità e le sue potenzialità non inerenti al lavoro svolto, sono messe in secondo piano. Dal punto di vista del datore di lavoro l’uniformizzazione è necessaria al fine di migliorare l’efficienza del gruppo nel raggiungere il suo scopo, che sia quello di ottimizzare la produzione o di vincere sulla squadra avversaria. L’individuo sparisce sotto il peso del gruppo anche per quel che riguarda la comunicazione; l’insieme degli scambi verbali e non tendono a far sì che il singolo si conformi alle norme in vigore, lasciando da parte la sua singolare espressività. Le immagini sembrano suggerire come il lavoro contribuisca a scolpire la persona, non solo il suo comportamento ma anche il suo aspetto. Il singolo, però, è tutt’altro che invisibile: secondo l’autore se fosse mancato anche solo il ritratto di una persona appartenente al gruppo l’opera non avrebbe potuto considerarsi completa. La presenza di ognuno è quindi necessaria per comporre l’unica immagine possibile di quel gruppo in quel preciso istante. Se ci si avvicina alle fotografie, è possibile percepire gli individui, immaginarsi il loro vissuto, le loro storie e le loro esperienze (non solo professionali, ma di vita). Studiando il mondo del lavoro spesso si trascura l’importanza del singolo, mettendo in risalto quello che è il mestiere di per sé e trascurando la sua componente umana. Se da una parte l’organizzazione imposta dal datore di lavoro porta a una visione razionale, dall’altra, una volta considerate le specificità di ognuno, il tutto diventa meno ordinato. L’individuo, nel suo piccolo, deve far fronte all’organizzazione imposta ed elabora strategie personalissime al fine di adattarsi, portando inevitabilmente un elemento d’imprevedibilità. In definitiva, la stessa organizzazione nella divisione del lavoro all’interno di un’azienda non produrrà mai gli stessi risultati quando applicata a due gruppi di persone diverse. Il funzionamento e i problemi che ne scaturiranno, così come il modo di risolverli, saranno unici. La realizzazione di questo lavoro fotografico ha portato Mengani a entrare direttamente in contatto con gli ambienti lavorativi da lui ritratti, permettendogli di respirarne personalmente il clima. L’autore non ha potuto fare a meno di notare importanti differenze, non solo nel tipo di lavoro, nella divisione dei compiti e delle responsabilità, ma anche nel grado di coesione e nel senso d’appartenenza di ogni gruppo. Le fotografie di Mengani, però, non vogliono essere una critica o una denuncia del mondo del lavoro e di alcune sue logiche perverse. Al contrario, esse si situano al di fuori di ogni discorso critico e appaiono come documenti artistici della realtà, lasciando libera interpretazione del fenomeno e delle sue dinamiche all’osservatore. La loro forza risiede proprio nello stimolare l’immaginazione e le conoscenze di chi osserva portandolo a riflettere sul mondo del lavoro e sulle problematiche che lo concernono.
Francesco Giudici, marzo 2014
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