CORNIGLIANO 1958
Kurt Blum (CH)

28 11 2004  >  30 01 2005

In contemporanea con il Centro Culturale Svizzero, Milano
Kurt Blum e L’Italia
fino al 18 dicembre 2004.

Testo di presentazione
Testo di Kurt Blum
Testo di Valentina Carmi
Biografia
Catalogo

La Galleria Cons Arc di Chiasso propone una mostra del fotografo bernese Kurt Blum e presenta una selezione di immagini realizzate nel 1958 alla fonderia di Cornigliano, con un allestimento originale dove la stampa fotografica è montata su una lastra metallica che riprende il tema dell’industria. Atmosfere crude con bianchi e neri contrastati documentano un ambiente di lavoro dove l’uomo sembra essere inghiottito dalle fornaci degli altiforni. Immagini che raccontano gli anni del boom economico italiano e di un ambiente di lavoro non facile.

Eugenio Carmi, pittore e a quel tempo art director delle Officine della società Cornigliano a Genova, aveva visto i miei ritratti di artisti alla Biennale di fotografia di Venezia e mi aveva chiamato per realizzare un libro su Genova. In seguito ci fu una seconda collaborazione per un libro sull’acciaieria “Picture of a Factory”, che fu un grosso successo. Un lavoro successivo fu il film “L’uomo il fuoco il ferro” che fu prodotto per le officine Fiat e Cornigliano. Questo breve film, a colori in 35 mm cinemascope, ebbe il primo premio (Medaglia d’Oro) al Festival di Film Documentari di Venezia. Successivi incarichi seguirono in acciaierie in Italia, Germania, Inghilterra e Francia.
I miei primi reportage fotografici iniziarono nel 1948 in Sicilia, a Venezia e, nel 1949 a Milano, per periodici illustrati svizzeri. Un altro reportage fu quello della mostra di Picasso nel 1953 a Palazzo Reale a Milano. In seguito ritrassi Picasso a Cannes.
I miei più importanti lavori, accanto ai film, furono i ritratti agli artisti e ai musicisti, il volume “Au milieu des artistes” (1994) ne è stato il risultato.
Mostre a Parigi, Mosca, Los Angeles, San Francisco, New York, Monaco, come pure al Kunst Museum di Berna e in differenti gallerie della Svizzera sono state importanti date nella mia vita.
Nel 1957-58 ho lavorato come assistente tecnico per l’UNESCO in Pakistan. Per 25 anni ho fotografato circa cinquanta destinazioni per la Swissair per l’Europa, il sud e il nord America e l’Asia.
Un infarto e i bypass limitarono le mie attività ed i viaggi a partire dal mio sessantacinquesimo anno d’età.
Oggi lavoro in camera oscura, faccio ingrandimenti in carta baritata ed esperimenti a colori e in bianco e nero su carta fotografica.

Kurt Blum 2004

Très sec”, molto secco, diceva spesso Kurt Blum, facendo un gesto deciso con la mano, per spiegare il suo approccio fotografico nei confronti del paesaggio industriale. E questa estrema sintesi verbale si ritrova infatti nell’essenzialità delle sue immagini, dove le cose, i gesti, le forme hanno una forza simbolica e talvolta surreale. Sono proprio i reportage industriali a riassumere in maniera più evidente la sua poetica fotografica, influenzata dall’arte astratta e da una fotografia certamente più surrealista che non realista. Qui infatti le colate di acciaio, gli spazi enormi e i macchinari lo stimolano a usare bianchi e neri fortemente contrastati o variazioni cromatiche, dove la presenza umana è rara e a volte suggerita dal semplice passaggio di un gatto.

Ma Kurt Blum non teorizza molto: parla poco e preferisce scattare foto. Oppure –come fa oggi nella sua grande casa-studio in un ex fienile sul lago di Murten, vicino a Berna, dove si trova anche il suo archivio – ama chiudersi nella camera oscura a giocare con le forme e con la luce per sperimentare altre astrazioni. E tornare così a conversare con i vecchi amori, come Man Ray, Moholy Nagy o con la Subjektive Fotografie, un movimento teorizzato negli anni cinquanta dal fotografo tedesco Otto Steinert, che rivendicava la priorità dell’interpretazione soggettiva della realtà, contro una rappresentazione più documentaria.

Il dialogo con l’arte e con gli artisti è uno dei fili conduttori del lavoro e della vita di Blum, che nel corso degli anni non solo ha ritratto alcuni dei più importanti autori del Novecento, ma ne è stato “au milieu” (Au milieu des artistes è infatti il titolo del suo libro che raccoglie i ritratti da Picasso a Chagall, da Giacometti a Sam Francis), amico e interprete.

Ed è stato proprio un rapporto di questo tipo a portarlo tante volte in Italia, a Genova. Nel 1958 fu chiamato dall’artista Eugenio Carmi, allora art director delle acciaierie Cornigliano e poi dell’Italsider, per un libro su Genova, Immagine di una città, una delle prime monografie fotografiche italiane dedicate ad una città vista dall’occhio di un solo fotografo. Ne venne fuori un oggetto prezioso: impaginazione asciutta e foto in bianco e nero scattate da uno straniero che girava per le vie e che, accompagnato dal giornalista genovese Luciano Rebuffo (che scrisse i testi del volume), ne scoprì e ne inquadrò i dettagli, gli scorci, le geometrie, le testimonianze artistiche e storiche, le figure umane e le forme della sua mente.

Con Carmi nacque subito un’intesa professionale e un’amicizia, un dialogo tra due autori che della realtà inseguono soprattutto l’astrazione. Ecco allora, a cavallo tra gli anni cinquanta e i sessanta, i reportage sulle acciaierie, i documentari (il film L’uomo il fuoco il ferro ebbe il primo premio al festival del cinema di Venezia, sezione documentari), ma anche le immagini più leggere e divertite scattate per le strade di una città che il fotografo andava conoscendo sempre meglio. Di Genova Blum ricorda “il suo centro storico con i vicoli nei quali le persone si affaccendavano come formiche in cunicoli stretti”. Ma dice anche che “le serate passate con gli artisti nelle trattorie genovesi dove si mangiava e si beveva mi diedero un nuovo impulso vitale”. Gli artisti erano quelli che gravitavano intorno allo storico Gruppo Cooperativo di Boccadasse (fondata nel 1963), i cui soci erano, Eugenio Carmi, Carlo Fedeli, Kiky Vices Vinci, Max Bill, Victor Vasarely, Arnaldo Pomodoro, Lele Luzzati, Flavio Costantini, Lucio Fontana, Achille Perilli, lo stesso Kurt Blum e altri.

L’aria di entusiasmo artistico e esistenziale che si respirava nella Genova degli anni cinquanta e sessanta non è, però, protagonista di tutti i reportage italiani di Blum. In Sicilia andò nel 1947, inviato da una rivista illustrata svizzera, che voleva conoscere e mostrare le distruzioni della guerra, la vita nelle strade. “Come appassionato d’arte mi emozionò soprattutto il Cristo nella cattedrale di Cefalù, ma la povertà fuori della chiesa costituì per me un contrasto impressionante”. La situazione drammatica fu scioccante, soprattutto per un giovane intellettuale svizzero vissuto in un isolamento ovattato, ma il nuovo impatto rappresentò anche una chance importante. “Poiché la Svizzera durante la guerra era stata molto isolata, questo viaggio fu per me come la liberazione da una gabbia”.

Con Venezia scatta immediatamente il senso di nostalgia: “Di Venezia e di una gita in gondola con l’innamorata sognava ogni giovane artista durante la guerra… Nel 1948 feci il mio primo viaggio in questa città di sogno e lì fotografai soprattutto le mie impressioni personali”.

A Milano fu per la prima volta nel ‘49, per un reportage sulla galleria Vittorio Emanuele e sul commercio in strada. “Dopo la guerra fioriva dappertutto il mercato nero e io tentai di realizzare il servizio con una macchina fotografica nascosta”.

In queste e in altre città italiane tornò anche in seguito, in periodi diversi, sia per realizzare servizi commissionati dai periodici che per ricerche personali. Per un tipo di reportage più legato alla comunicazione giornalistica, Blum usa un linguaggio fotografico maggiormente narrativo, realistico, mediando tra il racconto e l’astrazione. Per le strade, la gente e l’aspetto umano diventano centrali, il soggetto fotografato è il vero protagonista, mentre il fotografo si fa più piccolo, sempre con rispetto, talvolta con ironia. Sperando non sia troppo banale e scontato, viene spontaneo presupporre che forse negli occhi di chi racconta l’Italia di quegli anni ci siano anche le suggestioni del cinema, dal neorealismo alla commedia all’italiana, con i suoi vigili, le suore, le motorette e le belle signore. Ma i linguaggi si mescolano: e allora l’immagine di un uomo che, avvolto da un mantello nero e con una valigia poggiata a terra, viene colto di spalle sullo sfondo del Castello Sforzesco sfocato dalla nebbia, sembra stare in bilico tra De Sica e Man Ray.

Nel 1953 è di nuovo a Milano per un importante evento artistico: la mostra di Picasso a Palazzo Reale, dove fotografa soprattutto lo sconcerto del pubblico. La borghesia milanese degli anni cinquanta non capisce appieno la forza rivoluzionaria delle opere e le guarda con sospetto. Inoltre, Blum ritrae le pose e i volti perplessi del pubblico, in un’ambientazione fortissima: Guernica e tutte le altre opere sono esposte nella sala delle Cariatidi, gravemente danneggiata dai bombardamenti. Inquadrando questa intuizione dei curatori della mostra, il fotografo racconta, così, la doppia forza della mostra.

Kurt Blum, che ha conosciuto e fotografato tanti luoghi nel mondo (ha fotografato circa cinquanta destinazioni della Swissair in Europa, in America e in Asia e per l’UNESCO ha lavorato due anni in Pakistan), ha tuttavia un rapporto particolare con l’Italia. Questa esposizione, suggerita dagli amici Eugenio Carmi e Carlo Fedeli (che all’epoca era capo ufficio stampa dell’Italsider, e a lui il fotografo, tra i macchinari delle acciaierie, rivolgeva il “très sec”) e voluta da Domenico Lucchini, direttore del Centro Culturale Svizzero, è un viaggio nella memoria dell’Italia, come dice lo stesso Blum. Un’Italia che porta ancora i segni dei bombardamenti della guerra, ma non è definitivamente colpita dai bombardamenti dei media. Vista dall’occhio rigoroso e gentile di un fotografo svizzero.

Valentina Carmi, 2004

Hochofen – 1961 
© Kurt Blum dalla serie
Cornigliano – 1958
Stampa Vintage ai sali d’argento, cm 40×60 Ed. 4 – 47/7
montata su lastra in metallo
Cornigliano – 1963  JL 134/18
© Kurt Blum dalla serie Cornigliano – 1958
Stampa ai sali d’argento su carta Mimosa cm 31×22.3

Blockstrasse – 1961 
© Kurt Blum dalla serie Cornigliano – 1958
Stampa vintage ai sali d’argento cm  60.2×41    Ed. 1 –  J51/32
montata su lastra in metallo cm 70×50

Schiff Ansaldo – 1961 
© Kurt Blum dalla serie
Cornigliano – 1958
Stampa Vintage ai sali d’argento cm  59.8×41.6  J150
montata su lastra in metallo cm 70×50