La fotografia di Georg Aerni si situa ai limiti tra architettura e natura, tra città e campagna.
Sia che si occupi di metropoli come Parigi, Tokyo, Hong Kong o di giardini zoologici e ghiacciai alpini, le sue foto sono sempre il risultato di un intenso confronto tra i rispettivi luoghi e la loro storia e sottolineano la costante trasformazione di questi ambienti diversi. Allo stesso modo, la serie “Promising Bay” da Mumbai, racconta di una città in subbuglio, di zone che non possono essere individuate con precisione su di una cartina geografica e le cui forme sono in costante evoluzione come quelle di un’ameba. Strutture organiche si fondono con costruzioni geometriche a griglia. Nelle opere del lavoro “Promising Bay” creazione e distruzione si sposano e sovente è quasi impossibile distinguere i cantieri dalle macerie.
La rapida crescita derivante dalla migrazione interna ha costretto la metà dei 14 milioni di abitanti di Mumbai a vivere nelle baraccopoli. Molti dei bassifondi, che datano ormai più di cent‘anni di vita, si trovano ora nel cuore della megalopoli ormai indirizzata verso uno sviluppo economico urbano altamente mobile.
Il comune sta cercando di sgomberare queste baraccopoli espropriando gli abitanti e trasferendoli in aree poco sviluppate nei quartieri residenziali alla periferia della città per poter portare avanti la costruzione di nuove autostrade, binari del treno e grattacieli.
Società immobiliari private costruiscono gratuitamente per il governo strutture residenziali di bassa qualità e, come incentivo, ottengono in cambio il diritto di aumentare la densità di proprietà di lusso nel centro della città. Questo business redditizio ha portato a quartieri fantasma alla periferia della città, piena di grattacieli vuoti la cui struttura verticale rende impossibile lavorare e vivere nello stesso sito.
“Promising Bay” documenta con chiarezza le condizioni di vita in Mumbai in modo rispettoso e non voyeuristico.
Nelle serie precedenti erano visibili solo tracce di presenza umana. Ora, in diverse immagini, sono incluse le persone. In Sites & Signs, la monografia del lavoro di Georg Arni, Stephan Berg scrive: ..”Per la prima volta nelle immagini ci sono anche persone. Per la prima volta le scene sono popolate. Per la prima volta l’artista ha realizzato con successo una difficile transizione: le persone nelle immagini non giocano un ruolo principale ma fanno parte di una precisa composizione pittorica.”
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